I disturbi alimentari, quali l’anoressia nervosa (AN), la bulimia nervosa (BN) e il “Binge eating disorder” (BED) sono sindromi multidimensionali potenzialmente pericolose per la vita, con disturbi fisici e/o psicologici complessi, e con una prevalenza nella popolazione che arriva al 3,5%.
Gli studi di genetica del comportamento umano, iniziati analizzando l’ereditabilità di condizioni fra gemelli o all’interno di famiglie o in caso di adozioni, si avvalgono oggi di metodi di genetica molecolare per identificare i geni possibilmente coinvolti nella produzione di determinati tratti o di patologie, che possono perciò essere considerati come fattori di rischio per le stesse. Nel caso dei disturbi alimentari, studi di questo tipo hanno analizzato il possibile coinvolgimento di diversi geni, analizzando la distribuzione di loro varianti frequenti, i cosiddetti polimorfismi genetici, in campioni di pazienti e in quelli di controllo.
Anche se la sperimentazione è stata fino ad oggi ricca di esempi e di risultati, tuttavia essa ha mostrato diversi limiti, poiché i risultati emersi nei numerosi studi genetici sono spesso contrastanti: le associazioni geni/disturbi alimentari sono forti in alcuni studi, ma deboli in altri.
Ciò è riconducibile:
Per questi motivi, allo scopo di avere una visione realistica dell’associazione di polimorfismi genetici ai disturbi alimentari, abbiamo svolto una revisione sistematica della letteratura e operato una metaanalisi dei risultati riportati negli studi condotti tra il 1997 e il 2017.
Il nostro incontro illustrerà le caratteristiche dei disturbi, i limiti degli studi finora svolti, i metodi e i risultati della nostra metaanalisi. Ciò fornirà un quadro aggiornato e veritiero del rischio genetico per i disturbi alimentari e informazioni utili a operatori, ad addetti alla formazione, agli studenti e a chiunque altro fosse interessato.
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