Medici in Giallo, scrittura e cervello

Riportiamo qui di seguito il testo integrale dell’intervento del dott. Giuseppe Ruggeri a proposito dell’incontro “Medici in Giallo” sul settimanale Centonove.

MESSINA. Se mi chiedessero il motivo per il quale continuo a scrivere, non saprei proprio cosa rispondere.

Scrivo da sempre, forse per il gusto un po’ masochistico di farmi male, affondando il coltello – a guisa di penna – nella piaga della mia insicurezza. Scrivo per esserci perché a volte, anzi spesso, mi capita di poggiare i piedi sulle nuvole e finisco per non raccapezzarmi più.

Scrivo per sfida, una sfida alla quale, malgrado tutto, mi sforzo ancora di credere. Il cervello mi sa che segua le tracce di questa strana storia di mandi e rimandi con l’aplomb di chi, da faccende del genere, si mantiene a debita distanza perché non lo riguardano da vicino.

Rielaborare gli stimoli

Ogni centrale elettronica che si rispetti, infatti, si limita a rielaborare gli stimoli provenienti dall’interno con l’identica neutralità riservata a quelli interni, a tutte quelle emozioni, cioè, che costituiscono la cifra del nostro essere al mondo.

Scrivere, in fondo, è soltanto una delle tante, tantissime anzi, modalità d’espressione della specie umana. Le altre specie, per adesso, non posseggono questo talento ma non è escluso che il futuro non riservi sorprese a riguardo, magari una categoria di primati antropomorfi adeguatamente ammaestrata riuscirà nell’intento.

Il cervello, in altri termini, poco o nulla vuole saperne di scrittura, come di musica, d’arte in genere o roba del genere perché, alla fine, è solo un centro di smistamento.

E la mente? Qui le opinioni si fanno discordanti perché, secondo una copiosa falange di alfieri del pensiero moderno, la mente non è affatto la nous degli antichi Greci cioè la regione nobile del cervello sede dell’anima stessa dell’individuo, ma una semplice appendice di quei due chili scarsi di massa encefalica che, allo scoccar dell’ora, si polverizzerà come tutto il resto.

La scrittura, dunque, rappresenterebbe solo una delle tante attività mediate dalle innumerevoli sinapsi neuronali in dotazione al nostro sistema nervoso centrale.

Scrittura e attività biochimica

E’ curioso, dunque, che proprio i medici, cioè coloro che più dovrebbero guardare alla scrittura come mera attività biochimica, spesso e volentieri indulgono con disinvoltura all’arte della penna.

E lo fanno col piglio dei narratori, di quanti ovvero utilizzano la scrittura per dar libero sfogo alla propria fantasia, al vissuto profondo che non hanno avuto modo di esplicare, a tutto quanto insomma dovrebbe risiedere nelle pieghe di quella nous che la scienza moderna oggi con forza rinnega.

Rimescolando in queste pieghe, i medici che scrivono riscoprono una felice identità nella categoria narrativa del noir.

Medici in giallo, in altre parole, i quali perlustrano i contorti sentieri della psiche con l’accortezza dei chirurghi ma pure con una buona misura d’intuito e genialità. Menti che entrano in altri menti, embricandosi in fitte trame dalle quali affiorano, a tratti, punte di consapevolezze che sembravano sopite nel grigio letargo dell’abitudine.

Chi scrive, insieme ad Alfredo Buttafarro, Ignazio Pandolfo, Vincenzo Ragno e Pasquale Russo, ha avuto modo, in occasione della Settimana Mondiale del Cervello organizzata dal 14 al 20 marzo dalla psicologa Donatella Ruggeri, di misurarsi su questi temi con un piccolo e concentrato uditorio nel corso di una tavola rotonda ospitata presso la Feltrinelli Point di Messina.

Grazie al sapiente coordinamento di Titti Batolo che ha diretto l’incontro, la medicina e il genere narrativo del noir vi hanno individuato interessanti e suggestive affinità.

Anche in vista del prossimo Congresso nazionale dell’Associazione Medici Scrittori Italiani – di cui la Feltrinelli Point è libreria cittadina di riferimento – che si svolgerà dal 3 al 5 giugno per la prima volta a Messina a sessantacinque anni dalla sua fondazione (1951).

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